Fino a qualche tempo fa, comprare casa per le coppie di conviventi non consentiva di accedere a benefici fiscali. Tuttavia, il numero sempre più alto di convivenze ha portato gli istituti bancari a prevedere una serie di finanziamenti agevolati ad hoc per le coppie che richiedono un mutuo, come per esempio quelli che rientrano nel fondo prima casa e nel plafond casa. Questo tipo di formule si rivolgono anche a giovani coppie di conviventi, in cui almeno un componente non superi i 35 anni di età.
Per fare in modo che l’immobile venga intestato ad entrambi, si può ricorrere all’acquisto congiunto: all’atto di compravendita, quindi, i due conviventi saranno chiamati a mettere nero su bianco. Se la comunione dei beni per due persone unite dal matrimonio scatta automaticamente, per le altre coppie non è lo stesso, senza tenere conto di tutti gli aspetti legali e fiscali. Solamente nel caso in cui uno dei due conviventi abbia un reddito può essere applicata la normativa fiscale, che prevede una detrazione sulla quota del mutuo per l’acquisto della prima casa in riferimento a uno dei due componenti, pur se l’abitazione sia stata comprata da entrambi.
Scrittura privata tra conviventi
La normativa, che nel corso degli anni ha subito delle variazioni, prevedere per le coppie di conviventi la possibilità di regolamentare tutti gli aspetti riguardanti la situazione patrimoniale, mediante il contratto di convivenza. Si tratta di una scrittura privata redatta tra le parti che può essere autenticata da un notaio. Questo tipo di contratto consente ai due conviventi di scegliere se rientrare o meno nella condizione di comunione dei beni; altro non è, quindi, che un accordo scritto che punta a regolamentare una situazione che potrebbe in futuro presentare delle problematiche. In questo senso, uno degli svantaggi che si presenta maggiormente è quello relativo alla successione legittima, nel caso in cui uno dei due conviventi venisse a mancare; ecco che il testamento risulta fondamentale per non lasciare il partner privo di tutele. In uno scenario di interruzione della convivenza, se uno dei due conviventi vuole liberarsi della proprietà dell’immobile può farlo versando una quota del mutuo, in base comunque alle disponibilità economiche. L’importo potrà essere detratto dall’assegno mensile che spesso viene versato come mantenimento, in particolare se la coppia ha avuto dei figli. Un’altra via conduce al recesso: l’ultima parola spetta peró all’istituto di credito che ha concesso il mutuo.
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